È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio

Occorre passare per la porta stretta per entrare nel Regno di Dio



Omelia di Don Leonardo Maria Pompei. Ventunesima Domenica del tempo ordinario, anno C
Letture: Is 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30


“È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio” (At 14,22). Con queste parole Paolo e Barnaba esortavano i discepoli delle comunità di Listra, Icònio e Antiochia a rimanere fermi e saldi nella fede, perseverando risolutamente in essa senza indietreggiare o scoraggiarsi. L’odierna liturgia chiosa e sintetizza queste esortazioni con l’accorato monito di Gesù: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Questo celebre aforisma è il centro e il cuore della ventunesima domenica del tempo ordinario ed è da prendere quanto mai sul serio anche alla luce del contesto contingente in cui fu pronunciato.
In effetti Gesù stava rispondendo ad una ben precisa domanda, che potremmo anzitutto rivolgere a noi stessi e verificare cosa noi, oggi, risponderemmo: “Sono pochi quelli che si salvano?”. Questa domanda, infatti, da sempre ha trovato distinte e articolate risposte, ciascuna poggiata su più o meno valide argomentazioni. Per trovare tuttavia quella più verosimile occorre stare al testo evangelico: “molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. Secondo Gesù, pertanto, anche tra quelli che sono interessati al “tema salvezza”, anche in mezzo a coloro che almeno “ci provano”, un gran numero (“molti”) non ce la farà. Il motivo? La strettezza della porta, dietro la cui eloquente immagine ci sono le varie “strettoie” della vita cristiana. La prima, quella che emerge dal prosieguo del testo evangelico, è la fedele osservanza dei comandamenti e l’obbedienza alla volontà di Dio. Quelli che rimangono fuori, in base al testo, conoscono Gesù, anzi affermano di aver “mangiato e bevuto in sua presenza” - sarà forse una neanche troppo velata allusione a chi si accosta alla santa eucaristia in modo infruttuoso?… - ma poi non hanno vissuto da giusti, tanto da poter essere bollati con l’appellativo di “operatori di ingiustizia” (situazione diametralmente opposta rispetto agli “affamati di giustizia” e agli “operatori di pace” di cui Gesù parla nelle beatitudini, cf Mt 5,6.9). C’è anche, tuttavia, qualche altra difficoltà e per scoprirla ci viene in aiuto la seconda lettura. Essa parla di coloro che “disprezzano la correzione del Signore”, lamentandosi di sofferenze, rovesci e contrarietà, perché incapaci di vedere dietro di esse la mano sapiente ed educativa di Dio, oppure - peggio - pur intravedendola si ribellano e non accolgono la divina correzione che passa attraverso le prove e le tribolazioni. Chi non si lascia addestrare da tali provvidenziali (anche se dolorose) potature, non produrrà frutti divini di pace e giustizia, ma rimarrà acerbo oppure, chiosando il profeta, produrrà solo uva selvatica (cf Is 5,2.4).
Tutto questo, disgraziatamente, accade e può accadere nonostante la volontà salvifica universale di Dio manifestata in Gesù e nella sua opera e nonostante il fatto (come ci ricorda il Salmo responsoriale) che “forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre”. Tale volontà di portare - per quanto sta in Dio - tutti alla salvezza si manifesta non mancando di suscitare, per ogni tempo, luogo e generazioni, araldi e apostoli che spendono l’esistenza per annunciare la Sua gloria dinanzi a tutte le genti (prima lettura), sia a coloro che già conoscono almeno un poco l’Altissimo e i suoi misteri sia a quelli che mai hanno sentito parlare di Lui. Dio, dunque, non esclude e non caccia fuori nessuno: è sempre il libero arbitrio dell’uomo - l’altro protagonista della grande opera della salvezza - a segnare con le sue scelte la propria sorte. Dio ci aiuti a trovare la forza e il coraggio per fare scelte forti e importanti e la costanza e la perseveranza di andare avanti superando ogni prova e crescendo nella pratica di ogni virtù, per poter un giorno anche noi “vedere e contemplare la sua gloria”.

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