Il Suo corpo non poteva marcire e non marcì

"Colei che non aveva conosciuto peccato né originale né attuale ma aveva vissuto solo di Divina Volontà non poteva morire e non morì, perché il pungiglione della morte è il peccato. E il suo corpo santissimo, verginale e purissimo non poteva marcire: e non marcì"



Omelia di Don Leonardo Maria Pompei nella solennità dell'assunzione, 15 Agosto 2019
Letture: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56

La solennità dell’Assunzione di Maria Santissima in cielo in corpo e anima, definita dogmaticamente da Papa Pio XII con la bolla Munificentissimus Deus del 1 Novembre 1950, è una delle più importanti feste mariane, che cade nel bel mezzo dell’estate riempiendola di un nuovo spirituale e mistico sole, splendente assai più dell’incandescente sole di Agosto: è la contemplazione della primizia più perfetta e bella della mirabile opera della Creazione e Redenzione, l’Unica creatura in cui Dio ha potuto vedere perfettamente compiuto e realizzato il suo progetto di amore sull’umanità, Colei in cui risplende di tutta la bellezza riflessa possibile e immaginabile l’eterna e infinita bellezza di Dio. L’immagine straordinariamente suggestiva della Donna vestita di sole (prima lettura) è solo una pallida analogia dello splendore tutto interiore di questa creatura completamente divinizzata, tanto che san Luigi M. Montfort non esitava a chiamarla “la divina Maria”. Non certo per negare la pura creaturalità di Maria Santissima o improvvisare qualche maldestra (ed eretica) opera di deificazione della più bella fra tutte le donne. Ma piuttosto per esprimere la verità che Ella è talmente ripiena di ogni dono e grazia che in Lei è giunta alla massima espansione possibile la capacità di riceverne da parte dell’Altissimo, al punto che se Egli - per ipotesi - volesse dare a Maria qualche altra grazie o qualche altro dono non saprebbe dove metterlo. L’unione tra la creatura e la divinità, tra la natura e la grazia, tra il finito e l’infinito ha raggiunto in Lei il “non plus ultra”. “Divina”, dunque, perché piena di Dio al punto da non poterne contenere di più.
Sono queste le “grandi cose operate in Lei dall’Onnipotente”, che la fanno essere la “benedetta fra tutte le donne” (Vangelo). Esse hanno come fondamento primo e principale il dono straordinario e unico dell’Immacolata Concezione, avvenuto in Maria come forma unica e privilegiata di salvezza (la cosiddetta “redenzione preservativa”) come Ella stessa, per la verità, non manca di proclamare con gioia nel Magnificat (“il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”). Il Signore, di cui Ella era ab aeterno predestinata ad essere Madre, ha voluto prepararsi una degna casa e come la volle associare alla sua immensa opera di redenzione così la volle rendere partecipe, fin da subito, della perfetta glorificazione anche corporale. San Paolo ci ricorda che la risurrezione della carne sarà l’ultimo atto dell’economia della salvezza (seconda lettura) e sarà il momento in cui la primizia della vittoria sulla morte, realizzata e già vissuta da nostro Signore Gesù Cristo, sarà comunicata a tutti i suoi figli e discepoli fedeli e devoti, che lo hanno seguito sulle orme della povertà, della santità e della perfetta osservanza della volontà del Padre. Tale primizia, tuttavia, è stata comunicata da subito anche alla Divina Maria, non solo perché potesse in tutto ripercorrere la vita e la storia del suo Divin Figlio, ma anche perché Ella non aveva mai conosciuto quello che altrove sempre san Paolo chiama il “pungiglione della morte”, ossia il peccato (1Cor 15,56). Solo chi è punto dal peccato, originale o attuale, riceve in sé l’instillazione di quel veleno che porta inesorabilmente alla morte corporale, né più né meno di ciò che accadrebbe qualora venissimo morsi da una vipera o da un aspide. Ella non ha mai sentito tale puntura; nella sua anima e nel suo corpo santissimo il veleno mortale del peccato non è mai entrato, per cui non solo non doveva ma neanche poteva morire e fu quindi assunta in corpo e anima al cielo. 

Da questa festa occorrerebbe tornare a casa con il cuore pieno di gioia per le meraviglie contemplate, ma anche colmo di una sana e santa mestizia derivante dalla constatazione che se noi non avessimo (tutti) peccato in Adamo, la festa dell’Assunzione non sarebbe stata riservata solo a questa mirabile Creatura, ma sarebbe stata la festa di tutti i membri della razza umana. Tale festa non è stata del tutto cancellata, ma soltanto rimandata; è riservata, tuttavia, solo a coloro che accolgono la salvezza realizzata da Cristo e vivono secondo la legge di Dio e del Vangelo, conformandosi a Cristo crocifisso in questo mondo per condividerne la piena e perfetta glorificazione in cielo. 


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