Nulla è mai perduto

"Gesù è venuto a cercare e salvare chi era perduto"



Omelia di Don Leonardo Maria Pompei, XXXI Domenica del tempo ordinario, anno C
Letture: Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11 - 2,2; Lc 19, 1-10

Gesù è venuto a cercare e salvare chi era perduto. Questa splendida notizia, tolta dall’orazione colletta di questa domenica, è ciò su cui si articola il bellissimo e consolante messaggio dell’odierna liturgia, culminante nel celebre episodio della conversione del pubblicano Zaccheo.
Il bellissimo passo del libro della Sapienza esalta la compassione di Dio che “chiude gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento”. La magnanimità e la pazienza di Dio sono grandi e finalizzate al grande e sospirato momento della conversione del peccatore. Il testo spiega anche il perché Dio aspetti con così grande premura e operosa sollecitudine la conversione di chi si è allontanato da Lui: perché l’uomo - ogni uomo - è una sua creatura, un atto vivente della sua adorabile volontà, in cui sono depositate delle peculiari e intrinseche caratteristiche uniche e irripetibili che, in quanto tali, attirano l’amore e la compiacenza di Dio. Ogni creatura, per il semplice fatto di “esserci”, è amata da Dio, perché se non l’avesse amata, quella certa creatura non sarebbe nemmeno stata da lui creata. Ogni creatura, inoltre, sempre per il fatto stesso di “esserci”, può e deve pensare di essere positivamente “voluta” da Dio. Compito di essa è scoprire le sue bellezze - cosa che è pienamente possibile solo alla luce dell’Altissimo che ne è l’artefice - e metterle a disposizione di Dio perché possa godere della bellezza di ciò che Egli ha creato e del prossimo perché benefici di quei doni peculiari di cui ella è portatrice. Il Signore è “l’amante della vita” ed il suo spirito incorruttibile è in tutte le cose, non certamente in senso panteistico - in quanto esse sono tutte ben distinte da Lui - ma in quanto esse sono tutte atti vivi della sua eterna volontà, da Lui create e mantenute nell’essere, sempre soggette alla sua potenza, sempre presenti al suo sguardo, sempre oggetto delle sue premure e del suo amore. In questo senso si comprende anche la pedagogia divina che “corregge a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisce ricordando loro in cosa hanno peccato”, perché, lasciato il male, credano nel Signore, tornino a Lui e riscoprano in Lui la loro intrinseca bellezza.
Alla luce di tutto questo, è ancora più bello leggere e contemplare il già commovente racconto della conversione di Zaccheo. La bellezza della sua anima emerge, infatti, bella e nitida, anzitutto dai suoi sforzi per riuscire a vedere Gesù, ma soprattutto dalla sua generosità nell’offrire se stesso e i suoi beni, con gioia e generosità, alla riparazione del male fatto e alla generosa carità verso i poveri. Possiamo solo lontanamente immaginare la gioia immensa provata dallo stesso Gesù alla vista di tale creatura rinata e rinnovata dalla Grazia e compatire dolorosamente la malignità e la cattiveria dei soliti mormoratori sempre pronti a giudicare in tono sprezzante e senza pietà sia chi è caduto nelle spire del male (come se fosse inesorabilmente e irreversibilmente dannato) che chi accetta di “sporcarsi le mani” avvicinandosi a lui col solo lodevole e santo intento di tirarlo fuori dai guai (e non per farsi solidale o complice delle sue malefatte).
Ma Gesù - volendo parafrasare alcuni passaggi dell’odierna epistola - pur di rendere anche Zaccheo “degno della chiamata ricevuta” e aiutarlo a portare a compimento i suoi lodevoli propositi di bene (che egli intravedeva in lui prima ancora che li formulasse ed esprimesse), evidentemente non si fece per nulla trattenere né dissuadere dalle solite chiacchiere dei maldicenti e prima ancora “malpensanti”. Donandogli la sua presenza come commensale e colmandolo della sua grazia, lo porto a passare da una vita di peccato ad una vita spesa, nella gioia e nella pace, a lode e gloria di Dio. Così Egli sempre fa (e vuole fare) con chi non gli chiude le porte del cuore, accoglie i suoi dolci inviti, si dispone a riceverne le salutari e salvifiche visite.

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