Salire sul monte del Signore

"L'avvento è un tempo propizio per staccare da tante cose inutili e non necessario e 
porgere mente e cuore all'ascolto di Dio, perché ci insegni le sue vie e 
possiamo camminare dritti e risoluti nei suoi sentieri"



Omelia di Don Leonardo M. Pompei, prima Domenica di Avvento, anno A
Letture: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44

“Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (Is 2,3). Queste parole, tolte dalla prima lettura dell’odierna liturgia, prima settimana di Avvento del ciclo “A”, sono eccellenti sia per introdurci nel bellissimo tempo dell’Avvento, sia per accostarci allo splendido vangelo di san Matteo, che ci accompagnerà lungo tutto il corso di questo nuovo anno liturgico. Il Vangelo di san Matteo trova, infatti, la sua icona fondamentale in Gesù che sale sul monte (come novello Mosè) a promulgare la nuova legge nel celebre discorso della montagna (Mt 5-7), invitando tutti i suoi discepoli a salire con Lui per essere da Lui ammaestrati nelle vie del Signore e su come camminare in esse. Il tempo di Avvento, similmente, è un tempo in cui, dedicandoci più intensamente alla preghiera, alla meditazione, al raccoglimento, ci disponiamo simultaneamente a celebrare con rinnovata fede e gioia il Natale del Signore, ma anche a ravvivare la fede nella sua venuta ultima nella gloria e a rinnovare la consapevolezza che Egli sempre viene nella nostra vita, ma noi lo possiamo accogliere solo nella misura in cui impariamo a riconoscere le sue visite e la sua ininterrotta presenza nelle multiformi vicende della nostra esistenza.
L’odierna prima lettura, in questo senso, ci ricorda che l’invito a salire sul mistico monte di Dio è finalizzato all’ascolto della sua parola e alla conoscenza della sua legge. I frutti prodotti da tali conoscenze, secondo il profeta Isaia, saranno costituiti dalla fine di ogni guerra e contesa, sia delle nazioni e dei popoli tra di loro, sia degli uomini tutti contro Dio. Una grandissima e universale pace, in tutte le sue dimensioni, realizzabile solo nella misura in cui tutti saliranno su questo santo monte del Signore, tornando a Lui con una vera conversione e risvegliandosi, come prosegue l’Apostolo nell’epistola, dal torpore rappresentato dal sonno spirituale trascorso nell’oscura notte del peccato. Sono le opere delle tenebre, infatti, quelle che distruggono ogni possibile forma di pace: tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e i suoi simili e, non ultimo, tra l’uomo e se stesso. “Ubriachezze, lussurie, impurità, litigi e gelosie” sono solo una piccola rassegna esemplificata delle opere che l’uomo compie quando dorme tra le tenebre della lontananza da Dio, del peccato e dell’errore. Solo Gesù, vera luce del mondo, ha il potere di squarciarle e di donare le sue celesti “armi della luce”, che consistono in ultima istanza nel rivestirsi di Lui e delle sue virtù attraverso i mezzi e le modalità che la Chiesa, da sempre, ha raccomandato e insegnato.
Nel Vangelo Gesù, parlando della repentinità e immediatezza del tempo della venuta del Figlio dell’uomo - al fine di esortare i suoi ascoltatori e tutti noi con essi a vivere ogni nostro giorno come se fosse l’ultimo, sempre pronti all’incontro con Lui - polarizza l’attenzione sul grande esempio di Noè. Egli lavorò ad un progetto lungo e laborioso (meglio sarebbe forse definirlo “titanico”) sulla base di un ordine divino che, allo stato in cui fu dato, non sembrava aver alcuna plausibile verosimiglianza. Egli ebbe il merito di credere (come in seguito avrebbe fatto il grande Abramo, nostro padre nella fede) alla parola di Dio e di mettere fedelmente in pratica le sue indicazioni pur senza aver alcuna evidenza dei fatti in vista dei quali occorreva costruire l’arca. Figura, questa, della nostra vita di fede che poggia su verità che sono per antonomasia inevidenti, sulle quali tuttavia noi cristiani dobbiamo e possiamo costruire, senza timore né dubbio alcuno di sbagliarci, il senso intero della nostra esistenza. L’Avvento è un tempo in cui meditare e riscoprire questa dimensione essenziale della vita cristiana, proiettata nella gioiosa speranza dell’incontro definitivo e letificante con il Signore, a cui si può giungere solo vivendo e praticando fedelmente la fede e ciò che essa insegna ed esige.

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