Il tutto per tutto

"La Quaresima è un piccolo cammino di santità e santificazione, dove aprire le porte 
al Signore che ci chiede tutto per darci in sovrabbondanza vera vita e felicità"





Omelia di Don Leonardo M. Pompei, II Domenica di Quaresima, anno A
Letture: Gn 12,1-4a; Sal 32; 2 Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9


La seconda domenica di Quaresima - detta anche della Trasfigurazione - ha come compito pedagogico (all’interno del percorso liturgico quaresimale) quello di spronare e incoraggiare i fedeli di buona volontà che generosamente hanno cominciato a muovere i primi passi nello stupendo ma certamente impegnativo percorso spirituale e ascetico di questo tempo di grazia. Alla fatica del “salire sul monte”, staccandosi da “ciò che è terra” segue il premio di poter contemplare Gesù trasfigurato e in questa straordinaria “epifania” della sua gloria e della sua natura divina si può e si deve intravedere l’esito gioioso e pasquale dei nostri sforzi di autentico rinnovamento spirituale.
Nell’attuale ciclo liturgico, la Chiesa ci presenta, nella prima lettura, la vocazione di Abramo, che è figura della vocazione di ogni autentico cristiano. Il “nostro padre nella fede” (Preghiera eucaristica I o “Canone Romano”) comincia la sua avvincente ed entusiasmante peregrinazione rispondendo ad una chiamata forte, esigente, perentoria dell’Altissimo: lasciare la propria terra, i propri parenti e le proprie sicurezze verso… ignota destinazione! È certamente difficile, per noi che viviamo in contesti socio culturali tanto diversi, immaginarsi cosa potesse significare, per una persona vissuta circa due millenni avanti Cristo, lasciare la propria terra e il proprio clan. Un sacrificio assolutamente eroico, inaudito, impensabile! E, in più, senza sapere perché e verso dove. Solo credendo alla promessa di divenire il capostipite di una grande nazione e fonte di benedizione per molti. Il testo conclude dicendo “allora Abramo partì”. Nell’ebraico si colgono delle valenze e sfumature assai significative di quel termine tradotto con “allora”, che è impossibile cogliere nelle traduzioni, soprattutto quell’immediata “consequenzialità” che fa comprendere la prontezza, la sollecitudine e la totalità della risposta di fede che Abramo diede alla chiamata di Dio.
Nel cammino di Abramo c’è il cammino di ciascuno di noi, che, come ci ricorda san Paolo nell’epistola, siamo stati a nostra volta chiamati con una “vocazione santa”, una vocazione pensata ab aeterno per corrispondere alla quale il Signore - sempre da tutta l’eternità - ci ha già dato tutte le grazie e gli aiuti necessari e sufficienti. La vocazione “santa” altro non è che la vocazione “ad essere santi”. Conserva anche ai nostri giorni (anzi soprattutto ai nostri giorni) tutta la sua profetica attualità lo splendido capitolo quinto della costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II “Lumen gentium”, che chiaramente affermava e insegnava essere universale e “normale” la chiamata alla santità di ogni battezzato. A questa esortazione, purtroppo pare rimasta, a quanto pare, largamente disattesa o poco considerata da non pochi fedeli, ha fatto recentemente seguito la splendida esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate” (18 Marzo 2018), in cui con ardore, passione e indicazioni molto concrete e operative il Romano Pontefice ha nuovamente indicato ai fedeli il cammino della santità come autentica e unica via di vera felicità. Le parole dell’incipit di tale esortazione sono quanto mai consone al tema  e allo spirito dell’odierna liturgia: “Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1)” (GE, 1).

La Quaresima, come sappiamo, è un piccolo cammino di santità e santificazione, dove aprire le porte al Signore che “ci chiede tutto” per darci in sovrabbondanza vera vita e felicità. Lasciamoci coinvolgere in questo cammino e giungeremo davvero rinati e rinnovati alle prossime feste di Pasqua.

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