Siamo luce, non tenebre!

"Quanto più le tenebre intorno a noi si fanno fitte, tanto più la luce di noi cristiani può e deve brillare"



Omelia di Don Leonardo M. Pompei, IV Domenica di Quaresima, anno A
Letture: 1 Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a; Sal 22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41

La liturgia di questa quarta Domenica di Quaresima - detta “Laetare”, dall’incipit dell’antifona di ingresso - è tutta quanta imperniata sul focale e significativo contrasto “tenebre-luce”, con tutte le sue variegate implicazioni nella vita di fede e morale del cristiano.
Nella prima lettura tale contrasto appare tra la ristrettezza delle vedute umane e la profondità di quelle divine. Il profeta Samuele, mandato da Dio ad ungere re uno dei figli di Iesse, si lascia ingannare dall’imponenza della statura e dall’aspetto convincente e gradevole del primogenito degli otto figli, ma Dio corregge subito il tiro ammonendo che Egli guarda non l’apparenza - come i figli degli uomini solitamente e normalmente fanno - ma il cuore. La scelta dell’eletto ricade addirittura su un candidato che nemmeno era stato presentato da Iesse, tanto era ancora giovane di età e apparentemente non adatto a tale alto ministero. Solo quando arriva l’ottavo e dimenticato figlio - ossia il grande Davide - Dio immediatamente ordina di procedere all’unzione.
Nel Vangelo di questa Domenica la condizione di “tenebre” appare - attraverso l’episodio del cieco nato che in età patristica fu oggetto di profonde catechesi e meditazioni soprattutto battesimali - nella sua drammatica connotazione di connaturalità con l’uomo. Dietro il cieco nato c’è, infatti, la condizione dell’uomo decaduto dopo il peccato originale, uomo che ha perso il lume della fede, della conoscenza soprannaturale di Dio e delle sue cose, il lume del discernimento per separare il vero dal falso e il bene dal male, il dono della sapienza per comprendere i grandi misteri di Dio e delle sue opere, della scienza per saper comprendere la reale concatenazione delle cause e i segreti della creazione, il consiglio per orientarsi e fare le cose giuste anche in situazioni drammatiche. Nel gesto di Gesù che guarisce il cieco nato è adombrata la grazia battesimale, che pur senza togliere completamente la condizione di miseria e una certa perdurante oscurità, infonde però il lume della fede e il dono della grazia santificante, destinata peraltro ad essere corroborata dall’infusione dei sette doni dello Spirito Santo il giorno in cui il battezzato riceve il sacramento della Cresima o confermazione.
Nell’epistola paolina, il contrasto luce - tenebre appare nella sua dimensione morale ed esistenziale. Esistono “opere delle tenebre”, poste in essere nel segreto e nel nascondimento da coloro che hanno scelto di disobbedire a Dio; opere di cui è vergognoso anche solo parlare e da cui i figli della luce, ossia i discepoli di Gesù, stanno alla larga come dalla peggiore peste bubbonica. Questi ultimi, anche se un tempo furono a loro volta “tenebra”, ossia compagni e complici di tali operatori di scelleratezze, ora sono divenuti “luce nel Signore” e come tali da un lato operano nella bontà, nella giustizia e nella verità, dall’altro condannano apertamente - senza esitazione, senza paura e senza mezzi termini - le “opere infruttuose delle tenebre”, dalle quali (anche quando venissero - falsamente - presentate come lecite o addirittura gradevoli e opportune) non viene altro che male, morte e distruzione. I figli della luce, peraltro, sono capaci di preghiera profonda e di discernimento, nell’intento - mai perfettamente compiuto - di “capire ciò che è gradito al Signore”, perché sanno che quanto più la vita si avvicina e si conforma non soltanto a ciò che Dio vuole ma anche a quel che Egli gradisce tanto più essa sarà piena, bella, serena, gioiosa, pacifica, seminatrice di ogni bene e portatrice di felicità anche in questo mondo.
Quanto più le tenebre intorno a noi si fanno fitte, tanto più la luce di noi cristiani può e deve brillare. In questi tempi difficili e oscuri per tanti motivi, possa il Signore degnarci di risplendere della sua luce riflessa e di godere di essa, divenendo strumenti di conforto e aiuto anche per coloro che purtroppo ancora non conoscono la luce oppure, ingannati e sedotti, hanno scelto di abbandonarla per seguire le vie tortuose e mortifere delle tenebre.

Commenti

  1. Signore pietà di noi accend la luce nel mio cuore ❤ ❤ amen 🙏 🙏 🙏





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