Non abbiate paura...

Perché non si muove foglia che Dio non voglia



Don Leonardo M. Pompei, XII Domenica del tempo ordinario, anno A
Letture: Ger 20, 10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

“Non abbiate paura”. Per due volte nel Vangelo di questa dodicesima Domenica del tempo ordinario, Gesù rivolge quest’esortazione ai suoi apostoli, mentre prospettava loro le inevitabili persecuzioni - alcune feroci e cruente - a cui sarebbero andati incontro per il loro essere discepoli, amici e araldi del Divino Maestro. Una realtà - quella della persecuzione - già ampiamente nota nella storia del popolo di Israele, come testimonia la vicenda del profeta Geremia (prima lettura), uno dei più maltrattati e tribolati tra i profeti a causa dell’irreprensibile fedeltà nell’adempiere il mandato di annunciare la parola del Signore così come la riceveva, senza edulcorazioni, adattamenti o indebite glosse.

“Non abbiate paura”. Questo dolce incoraggiamento di Gesù fa eco ai tantissimi “non temere” di cui è costellata la Sacra Scrittura: dal “non temere Abramo” al “non temere Mosè”; dal “non temerli” che il Signore raccomandò allo stesso Geremia fino al “non temere Maria” che l’arcangelo Gabriele rivolse alla Vergine, santamente timorosa dinanzi all’inaspettata visita celeste e al tanto grande annuncio ricevuto; passando per i tanti “non temere” rivolti a Giosuè, Isaia e tantissimi altri personaggi biblici. Certamente la persecuzione è il tema dell’odierna liturgia della parola; ma forse è proprio questo invito a non avere paura il messaggio ancora più grande e incisivo che essa vuole lasciare ai fedeli.

La paura nasce in noi quando ci si prospetta un pericolo grande, una situazione di dolore incombente da cui potremmo essere colpiti e travolti, specialmente quando queste cose dipendessero da realtà o persone più grandi di noi sulle quali non abbiamo nessuna possibilità di controllo e dalle quali non avremmo alcuna opportunità di difesa. Le parole centrali di Gesù nella pagina evangelica sono di grandissima consolazione e devono essere anche il fondamento di quel sereno e tranquillo abbandono che in forza di esse possiamo e dobbiamo vivere nei confronti della Divina Provvidenza: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”. Occorre anzitutto chiederci se e quanto davvero crediamo a queste parole del Signore. Le nostre nonne, dalla fede semplice e schietta, non di rado analfabete dal punto di vista della cultura umana (ma più che laureate in quella divina…) erano assolutamente persuase che “non si muove foglia che Dio non voglia”. E, senza imbarcarsi in complicati voli pindarici volti a districare i delicati problemi del rapporto tra Provvidenza divina e libertà delle creature, riposavano serene in questa certezza di fede, che era alimento e forza in ogni loro tribolazione. Noi, oggi, uomini del ventunesimo secolo, super tecnologici, iper connessi e cittadini del mondo globalizzato, siamo capaci di uno stesso sereno abbandono di fede? Siamo capaci di fare nostre queste parole di Gesù applicandole - tanto per fare un esempio di perdurante attualità - alla pandemia tuttora in corso? Siamo persuasi che anche una tribolazione di queste proporzioni non avviene (e non potrebbe mai avvenire) senza almeno una divina permissione e che da essa almeno i credenti (degni di questo nome) non subiranno niente di totalmente negativo, salvo quanto permesso dalla Divina Provvidenza ma sempre in vista del bene (loro e altrui)?

In conclusione: non bisogna mai temere il giudizio degli uomini, ma sempre e solo quello di Dio; non bisogna temere la perdita della vita biologica, ma solo la perdita della grazia e della vita eterna. Bisogna invece temere di rinnegare per viltà o codardia il Signore; di vergognarci di Lui e delle sue parole; di apparire obsoleti, anacronisti, integristi o fondamentalisti perché continuiamo, senza alcun rispetto umano, a credere nel Vangelo e a metterlo in pratica, senza “se” e senza “ma” e senza indebiti e inopportuni annacquamenti o adattamenti fatti per compiacere la moderna “sensibilità laica”. Non c’è nient’altro da temere. Perché a tutto il resto ci pensa il Signore. Colui che comanda davvero e che ha sempre tutto sotto controllo e contro la cui volontà nulla e nessuno possono mai contrapporre o obiettare qualcosa.

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