Affrontare serenamente ogni prova

Sempre sereni e sempre nella pace quando si confida veramente in Gesù abbandonandosi a Lui


Don Leonardo M. Pompei, XIX Domenica del tempo ordinario, anno A
Letture: 1 Re 19,9a.11-13a; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33

La liturgia della Parola della diciannovesima del tempo ordinario dell’anno A è un importantissimo sprone e invito a imparare a riconoscere la presenza di Dio in ogni avvenimento della nostra vita personale e più in generale della storia, riscoprendo quella grande e incrollabile fede nella divina potenza e provvidenza che ci consente di affrontare serenamente ogni prova della vita.“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Queste parole di Gesù rivolte a Pietro - reo di aver dubitato di riuscire addirittura a camminare (realmente, si badi, non metaforicamente) sulle acque (!) - rappresentano il culmine dell’odierna pagina evangelica ed anche un appello rivolto personalmente a ciascuno di noi: “figlio, figlia, ti fidi veramente di Me? Dubiti forse della mia potenza? Dubiti forse della mia possibilità di farti camminare, senza timore, per qualunque prova, tribolazione e oscurità? Dubiti che Io ho il potere, solo che lo voglia ed in un solo istante, di calmare qualunque tempesta interiore o esteriore, personale o collettiva, fisica, psichica, morale e spirituale?”. 

È molto interessante notare il contesto in cui si situa il celebre episodio della tempesta sedata e di Pietro che cammina sulle acque. Anzitutto siamo dopo la moltiplicazione dei pani (grande manifestazione del potere di Gesù di moltiplicare, infinitamente e indefinitamente, quel poco di buono che sappiamo mettergli a disposizione); Gesù letteralmente “costringe” i discepoli a salire sulla barca e precederlo nell’altra riva: non è un semplice ordine, il verbo greco utilizzato nel testo designa proprio il forzare imperativamente qualcuno a fare qualcosa; Lui, a sua volta, volutamente non entra nella barca (quindi vuole dare la percezione della sua assenza sensibile) e sale sul monte a pregare. Egli sapeva bene che, come sovente accade sul lago di Galilea, quella sarebbe stata notte di tempesta e, come spiegano bene gli esegeti, le “tempeste” sul quel lago - pur di dimensioni tanto piccole e ridotte - sono qualcosa di veramente forte e devastante. Voleva dunque proprio far fare quest’esperienza agli apostoli.

I commentatori, fin da epoca patristica, quasi all’unanimità hanno visto nella barca in tempesta l’immagine della Chiesa che naviga nel mondo sotto una marea di pericoli, spesso sotto assedio da parte dei suoi nemici, in mezzo a difficoltà, prove e tribolazioni. Gesù la accompagna incessantemente con la sua preghiera e si mostra anzitutto nel suo atto di camminare sul mare, come a dire: “coraggio, tutto questo è soggetto al mio potere, non succederà nulla che non sia sotto controllo e da Me quanto meno permesso”. Invita poi il nauta della Chiesa peregrinante, colui che sarebbe stato il suo vicario in terra (e, in lui, tutti i suoi successori) a condividere la stupenda esperienza di poter fare l’impossibile, ossia non solo camminare sulle acque, ma camminare sulle acque in tempesta. Grande insegnamento a Pietro e ai suoi successori: “quando vedi la Mia mistica barca sotto assedio, non avere nessuna paura: tu guarda sempre Me, guarda verso Me, fatti aiutare da Me, fidati di Me e nessuno affonderà: né te, che sei il cocchiere terreno della Chiesa, né lei, la mia sposa santa a te affidata, perché sono io che la proteggo, la custodisco e la difendo.

L’immagine può essere applicata, mutatis mutandis, anche alla barca di ogni singola vita di ogni battezzato, destinata a navigare tra acque spesso ostili e non di rado agitate, per l’inevitabile urto scatenato dai nemici di Dio e degli uomini. Anche in questo caso, occorre armarsi di santa e incrollabile fede, quella fede profonda e fiduciale che non solo può sposta le montagne, ma è capace anche di fermare ogni avversità. Nella moltiplicazione dei pani, come detto, Gesù ha dimostrato che - se e quando vuole - con un atto della sua volontà può moltiplicare all’infinito il bene; qui dimostra che, oltre ad avere sotto controllo e dominio il male e le sue forze scatenanti, può in un istante ridurre la tempesta a bonaccia, di cui è figura la brezza leggera che accarezzò il profeta Elia provato da innumerevoli tribolazioni (prima lettura). Per questo l’orazione colletta di questa Messa dice: “Onnipotente Signore, che domini tutto il creato, rafforza la nostra fede e fa’ che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo”. Con tutto il cuore diciamo a queste splendide parole il nostro “Amen” (“così è”) proponendoci fermamente di mai vacillare né dubitare. Qualunque cosa accada.  

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