Grande è la tua Fede

Grandi e insondabili sono i misteri di Dio



Don Leonardo M. Pompei, XX Domenica del tempo ordinario, anno A

Letture: Is 56, 1.6-7; Sal 66; Rm 11, 13-15.29-32; Mt 15, 21-28


“Grande è la tua fede”. Quest’esclamazione ammirata del Signore rivolta alla Cananea al termine del singolare episodio evangelico di questa domenica, è la chiave di lettura non solo di questo peculiare e a prima vista un po’ inquietante brano, ma anche dell’intera liturgia della Parola della ventesima domenica del tempo ordinario dell’attuale ciclo liturgico.

Il profeta Isaia, per la verità, fornisce una prima importante suggestione, elogiando la paradossale adesione al Signore degli stranieri a fronte dei continui tradimenti dell’alleanza e profanazioni dell’antico popolo di Dio. Dinanzi a questa realtà Dio prospetta, per bocca del profeta, una rivelazione della sua giustizia, nel senso che essa, inevitabilmente, dovrà esaltare e rimunerare la fede e la religione dei popoli stranieri e redarguire severamente l’infedeltà ostinata del suo popolo.

San Paolo riprende questo grande mistero e questa paradossale polarità tra infedeltà del popolo eletto e conversione dei pagani, gettando un piccolo squarcio sugli arcani e divini misteri e su come gli imperscrutabili disegni di Dio si compiano a tempo e modo giusti e opportuni, non permettendo la Divina Potenza che niente dei suoi doni vada irreversibilmente perduto.

Veniamo finalmente alla pagina evangelica che presenta l’episodio della donna cananea (proveniente dalla regione di Tiro e Sidone) che si reca da Gesù a implorare aiuto per la sua povera figlia tormentata dal demonio. Si badi che essa è donna straniera e non ebrea: pagana e quindi, per la mentalità religiosa del tempo, oggetto di disprezzo. per il solo fatto di essere tale. Incredibilmente Gesù sembra trattarla in modo indifferente per non dire apparentemente sprezzante: a fronte delle sue angosciate grida di aiuto non le rivolge neppure una parola. Intervengono addirittura i discepoli, implorandolo di esaudirla. Ma se la prima risposta di Gesù data alla donna era già stata a dir poco sconcertante, la seconda, a fronte dell’ulteriore insistenza della donna, è disarmante e sconvolgente, perché sembra esprimere esattamente l’opinione comune circolante a quei tempi, secondo la quale i membri del popolo di Dio sono “figli”, mentre i pagani sono “cani” (proprio così, disgraziatamente, venivano dispregiativamente chiamati dai pii ebrei). Solo dinanzi all’estremo atto di umiliazione della donna e di espressione davvero eroica della sua paziente fede, Gesù “sbotta” e rivela il perché del suo apparentemente incomprensibile agire. Non cerro umiliare o mortificare la povera donna straniera, ma piuttosto mettere alla prova la sua fede per esaltarne la grandezza dinanzi ai (veri o presunti) pii ebrei, presentandola addirittura come esempio proprio a coloro che per il solo e semplice fatto di essere ebrei (o magari anche discepoli di Gesù) forse si sentivano già con un piede in Paradiso e in diritto di disprezzare e giudicare a priori chi tale non fosse.

La grandissima lezione di vita che ci portiamo a casa da questa Domenica è dunque molto semplice. Grande ed estrema umiltà dinanzi alle apparentemente incomprensibili disposizioni di Dio, dinanzi all’oscurità dei suoi disegni, perfino dinanzi all’evidente (ma ingannevole e fallace) apparenza di certe circostanze. Con Dio occorre essere umilissimi e credere contro ogni speranza e persino contro ogni evidenza, glorificando in questo modo la sua perfettissima sapienza e onnipotenza. Molte cose, è vero, non si capiscono; anzi la maggior parte dei divini misteri e decreti sfugge alla nostra comprensione e assai spesso anche alla nostra conoscenza. Non occorre tuttavia né che noi sappiamo né che  comprendiamo; occorre invece credere che Dio sa bene quello che fa e ne capisce molto bene le motivazioni. La nostra umiltà e la nostra fede daranno a Dio carta bianca per mostrarci qualcuna delle sue sorprendenti invenzioni. Il resto lo capiremo, a Lui piacendo, in cielo.

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