L’assunzione: Gloria di Dio, di Maria e di tutti noi

Il prodigio dell’Assunzione, conseguenza della vita illibata della Madonna


Letture: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56


“Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”. Questa esclamazione di lode e di giubilo della beatissima Vergine Maria, tolta dal suo meraviglioso cantico in onore della Santissima Trinità - espressione autentica del Suo Cuore Immacolato e Innamorato nonché il più grande inno di lode e di ringraziamento che sia mai stato elevato a Dio da una pura creatura - ci porta immediatamente dentro la solennità dell’Assunta, che rallegra il cuore di ogni estate e che è solo l’ultima perla della divina collana che l’Altissimo ha composto nella straordinaria e avvincente vicenda terrena della Madonna.

L’Assunzione al cielo il corpo ed anima di Maria SS.ma, il suo essere sfuggita alla corruzione del suo corpo immacolato e verginale che non conobbe peccato, è stata non solo gloria di Maria e giusto epilogo della sua perfettissima vita, ma anche gioia di Dio nel vedere, almeno in una creatura, realizzato lo scopo della sua creazione e motivo di grande fede (e profonda riflessione) per tutti noi che, a differenza della Vergine, conosceremo il travaglio della morte, del sepolcro e della corruzione, in attesa del giorno della beata risurrezione.

Anzitutto gloria di Maria. Colei che non si mosse mai nemmeno minimamente dai Divini Voleri, a cui era fusa e unita inestricabilmente e da cui in nessun caso e per nessun motivo volle distaccarsi, poteva e doveva essere glorificata con una gloria seconda sola a quella del suo unigenito Figlio e Signore Gesù Cristo. Il suo corpo santissimo e verginale non poteva (come Ella disse alle tre Fontane nel 1947) marcire e non marcì, ma gli angeli la presero e la portarono, integra e bellissima, dinanzi al cospetto della Santissima Trinità, giubilante per avere con sé nel Cielo empireo Colei che fece della sua vita terrena un vero “paradiso terreno” in cui Dio potette specchiarsi, bearsi, felicitarsi, essere riparato ampiamente di tutto il dolore arrecato a Lui dall’ingratitudine umana, che solo per la propria volontà umana deviata e malata ha vissuto una vita ben diversa da quella che visse la Vergine e che, nei desideri e nei voleri di Dio, avrebbe dovuto essere vissuta da tutti.

La solennità dell’Assunta è anche gioia di Dio. Il libro della Genesi, autenticamente interpretato e trasmesso dalla santa dottrina della Chiesa, ci rivela che l’uomo e la donna uscirono perfetti dalle mani dell’Altissimo e furono posti in una condizione di felicità piena, di perfetta amicizia con Dio e tra di loro, di gioioso e santo dominio su tutto il creato, di armoniosa e soave comunione con ogni essere vivente. Fu l’uomo che da se stesso volle corrompersi, trascinando nella rovina il genere umano e dando a Dio il dolore di vedere rovinato, ferito, guastato, abbrutito il suo più bel capolavoro, ossia l’uomo. Ebbene, almeno in una creatura l’Altissimo ha potuto contemplare concretamente ed effettivamente realizzato il suo disegno sull’uomo, potendo moltiplicare grazie, benedizioni e contenti senza limitazione alcuna, pur dovendo partecipare alla Madonna insieme ad essi  - per il bene di tutti noi, benché non ne meritasse punto - croci e dolori che la Vergine, unitamente a Cristo, soffrì e offerse per la nostra liberazione.

L’assunzione è, infine, per noi da un lato gioia e speranza e fonte di profonda (anche se serena e pacifica) riflessione dall’altro. Una di noi è, infatti, in Cielo, perfettamente glorificata in tutte le dimensioni dell’essere umano e ciò che Lei ha ricevuto come giustissima e meritata primizia sarà da tutti i fedeli vissuti nell’amicizia di Dio condiviso per dono e per grazia nel giorno della risurrezione della carne. Occorre però riflettere - e non lo faremo mai abbastanza - sul male e i danni devastanti prodotti dal peccato. Se non fosse un controsenso e un assurdo filosofico, ben lo si dovrebbe definire il male “assoluto”. Lo si può definire come tale limitatamente all’accezione non stretta del termine, volendo però significare che ogni male, in tutte le sue forme, modalità e sfaccettature, viene sempre e solo dal maledetto peccato dell’uomo, compresi gli orrori della morte e del sepolcro. Mai prendersela con Dio per queste cose. Quando si vede il male e i suoi effetti dilagare, si pensi, si rifletta, si facciano atti di contrizione e propositi di salutare conversione e, pensando a Dio, si pensi non asp attribuirgli inesistenti colpe o responsabilità per il male nel mondo, ma piuttosto al dolore che noi stessi gli provochiamo “costringendolo” in certo qual modo a guardare gli orribili spettacoli da noi prodotti. E rallegriamoci che almeno uno - tra gli innumerevoli che ha dovuto vedere sul grande teatro del pianeta terra - è stato degno di Lui. Speriamo che tanta bellezza gli faccia dimenticare tante brutture della terra e attiri su di essa, per intercessione della Protagonista unica e indiscussa, perdono, grazie e benedizioni in larghissima abbondanza.


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