Pane del corpo e pane dell'anima

Alimentare il corpo è necessario per vivere questa vita; alimentare l’anima è indispensabile per viverla bene e conservarla per la vita eterna



Don Leonardo M. Pompei, XVIII Domenica del tempo ordinario, anno A
Letture:  Is 55,1-3; Sal 144; Rm 8,33.37-39; Mt 14,13-21

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Queste parole che Gesù ha voluto consegnarci come parte dell’orazione domenicale sono un’ottima rampa di lancio per cogliere con un bel volo di gabbiano il messaggio fondamentale della liturgia della Parola di questa domenica. Sia la prima lettura che il Vangelo fanno riferimento al pane e alla Provvidenza che Dio esercita affinché i suoi figli non ne siano privi.

Accanto al livello e al senso letterale (che quasi mai manca nei testi biblici e che la Chiesa ha da sempre raccomandato di ritenere sempre come primo e fondamentale livello di interpretazione), i testi si aprono anche ad una lettura spirituale, consentendo di stabilire un parallelismo tra la vita del corpo e quella dello spirito. In questo senso, le pagine bibliche di oggi raccomandano di non sprecare beni e risorse per ciò che non è necessario e di cercare anzitutto nella Divina Provvidenza il pane e tutto ciò che serve per il sostentamento della vita di questo mondo. Nel Vangelo Gesù, mosso a compassione per le oceaniche folle che lo seguivano, si china sui malesseri dei corpi anzitutto curando e guarendo i malati, ma anche provvedendo a che tutti abbiano di che sfamarsi, moltiplicando all’infinito quel poco che gli apostoli avevano messo a disposizione. Segni, questi, della misericordia del Signore che ben comprende e solleva anche i nostri bisogni corporali, non senza la collaborazione dei beni, pur insufficienti, delle creature. In questo senso certamente la pagina evangelica, combinata con la prima lettura, sollecita tutti i fedeli ad uno stile di vita sobrio, capace di condividere - grazie alla rinuncia a tante cose non necessarie - quel poco che avanza per metterlo a disposizione della Divina Provvidenza, affinché Essa lo trasformi nel molto capace di sopperire a grandi indigenze.

Evidentemente, tuttavia, come lascia presagire la conclusione della prima lettura e le espressioni usate da Gesù per moltiplicare i pani (assai analoghe a quelle - che ben conosciamo - con le quali si consacrano pane e vino durante la santa Messa), vi è un ulteriore livello a cui è necessario elevarsi per cogliere il messaggio di questa domenica nella sua integralità. Prima della vita del corpo - pur importante - c’è infatti la vita dello spirito. Gesù stesso, reagendo alla prima tentazione del diavolo dopo ben quaranta giorni di volontario digiuno, oppose al tentatore la grande verità che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore (cf Mt 4,4). Ed infatti il Signore, per bocca del profeta Isaia, esorta ad “ascoltarlo” per mangiare cose buone e gustare cibi succulenti, a “porgere l’orecchio” e “venire a lui” e, finalmente, ad “ascoltarlo per avere la vita”. Dunque la parola di Dio è per l’anima ciò che il pane è per il corpo. Ma, a dispetto di ciò che noi percepiamo, il nutrimento dell’anima è assai più importante rispetto a quello del corpo. Ed è ben più grave far morire di fame l’anima piuttosto che il corpo.

Oltre che della Parola di Dio, l’anima vive anche dell’eucaristia. Sempre Gesù, stavolta nel Vangelo di san Giovanni, afferma che chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non ha in sé la vita (cf Gv 6,53). Si comprende, dunque, che dietro le parole scelte per moltiplicare il pane, Gesù stava misteriosamente prefigurando quel grande ed incessante miracolo per mezzo del quale il mistico pane del cielo incessantemente si moltiplica sugli altari per sfamare le anime in grazia dei figli di Dio. E, come non pochi interpreti antichi ebbero a rilevare, i cinque pani alludevano allegoricamente alle cinque piaghe del corpo di Nostro Signore Crocifisso e i due pesci (si ricordi l’acronimo greco di “ichtùs”- pesce - ossia “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”) alla doppia natura del Figlio di Dio fatto uomo.

L’epistola mostra, infine, come vive un’anima ben corroborata da questi divini alimenti: giunge ad una tale unione con Dio, ad una tale adesione alla sua volontà, da non temere niente che possa mai riuscire a dividerla da Colui che ama e vuole servire. 

Il corpo deve essere nutrito con lo stretto necessario, per non incorrere nei gravi inconvenienti del sovrappeso e dell’obesità e per condividere almeno il superfluo con chi è privo del necessario; per l’anima non ci sono questi pericoli, anzi più abbondante è il nutrimento più forte e santa diventa e capace di fare sempre più e sempre meglio quel che Dio vuole, cosa in cui consiste il nostro sommo bene e la nostra unica e vera felicità.


Commenti

  1. Il vero fabbisogno quotidiano è il pane di vita eterna il resto viene dalla Divina provvidenza che Dio ci dà pensa a sfamare gli uccelli del cielo e Gesù pensa per tutti noi lo moltiplica e ne fa avanzare. Grazie Gesù.

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